Di norma, gli uomini aspettano la delusione: sanno che non devono spazientirsi, che presto o tardi verrà, che accorderà loro la dilazione necessaria perché possano dedicarsi alle occupazioni del momento. Diverso è il caso del disingannato: per lui la delusione sopraggiunge contemporaneamente all’atto; non ha bisogno di spiarne l’arrivo, essa è presente. Affrancandosi dalla successione, egli ha divorato il possibile e reso superfluo il futuro. «Non posso incontrarvi nel vostro futuro» dice agli altri. «Non abbiamo un solo istante che ci sia comune». Perché per lui l’insieme del futuro è già qui.
novembre 30, 2015
CONTEMPORANEITA’
Di NASAMECU
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Alvise Scopel
Firenze
ho un cane: si chiama Emma
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Questo articolo è stato inserito il lunedì, 30 novembre 2015 alle 6:13 PM e pubblicato in Filosofia. Puoi seguire tutte le risposte a questa voce con il feed RSS 2.0.
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